DOMENICO LEVRE’ RICORDA MARIKA BESOBRASOVA A 12 ANNI DALLA SUA SCOMPARSA

Programmi come “Ballando sotto le stelle”, “Amici”, “Danza con me”, “Campioni di ballo”, “Italian Academy”, “Il ballo delle debuttanti” e tantissimi altri… non hanno solo democratizzato il ballo, portandolo nelle prime serate di buona parte delle famiglie italiane, lo hanno anche sdoganato, facendone un’attività non più riservata esclusivamente al gentil sesso, ma, anche, finalmente, ai maschi di tutte le età. Ecco, allora, che, grazie alla caparbietà di conduttrici come Maria de Filippi, oggi, finalmente, non sembra più strano vedere un bambino oppure un ragazzo, con la calzamaglia e le scarpine da ballo. Fino a un decennio fa o poco più, il fenomeno era ancora estremamente poco frequente ed i maschi che amavano danzare nascondevano la loro passione o se ne vergognavano di fronte ai compagni di scuola, più propensi a discipline e sport prettamente maschili, come il calcio o le arti marziali. La diffusione, sul principale mezzo di comunicazione di massa, di trasmissioni interamente dedicate alla danza, hanno fatto emergere un mondo ed una passione, che non sono mai scomparsi nemmeno dall’animo umano maschile. Del resto, la danza è stata, sin dalle origini della razza umana, una delle prime forme di comunicazione e di espressione degli stati d’animo … I programmi televisivi dedicati alla danza sono stati collocati dapprima nelle fasce orarie pomeridiane, quelle riservate ai più piccoli, agli adolescenti ed alle mamme casalinghe… poi, mano a mano che il successo si è consolidato, sono stati spostati nei momenti della serata con maggior share televisivo, segno, questo, che la danza ha iniziato ad intrigare anche i padri, che, anche nelle famiglie più tradizionaliste, hanno dato il loro ok affinché i figli andassero a ballare. Sembra, insomma, di rivedere un vecchio film, in cui un padre minatore vorrebbe che il figlio si dedicasse alla boxe, mentre lui, il ragazzino undicenne, ama solo danzare: solo dopo che il genitore lo vede danzare, capisce quale sia il vero destino del figlio tanto da impiegare tutte le proprie risorse per consentirgli di entrare in una prestigiosa scuola. Il film in questione è il noto “Billy Elliot”, commovente pellicola, che unisce le tematiche dello scarto generazionale, dei mutamenti della società, dell’omosessualità e della presa in mano del proprio destino.

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Ilaria Solazzo intervista Domenico Levrè

Domenico Levré, ex allievo della Bezobrazova, oggi répétiteur al Béjart Ballet Lausanne, è il mio Super ospite di oggi.

ILARIA – Se ti dico danza cosa mi rispondi?
DOMENICO – La danza è tutta la mia vita. Essa, per alcuni, non è altro che un flusso di gesti che cercano di esprimere qualcosa. La danza è una disciplina molto varia che fa appello a diversi movimenti ed emozioni. Viene valorizzata da istituzioni come la Scala di Milano, il Teatro dell’Opera di Roma o il Teatro San Carlo di Napoli.

ILARIA – Mi viene spontaneo chiederti di ricordare Carla Fracci.
DOMENICO – Carla ho avuto il privilegio di conoscerla a Roma. Dopo un mio spettacolo “Le 7 danze greche” venne in camerino con Renato Zero a farmi i complimenti. Era una Donna unica. La storia di Carla Fracci racconta l’importanza della vita di teatro come creazione di intelligenza collettiva. Ci sono studi di neurologia che spiegano come all’interno di uno spettacolo prenda forma un’intelligenza collettiva che parte dall’espressione emozionale degli attori e arriva a sincronizzarsi con i sentimenti della platea. Questa creazione scenica sincrona con Carla Fracci era sorprendente perché lei sapeva tirare fuori un’espressività rara. La storia della nostra ballerina più famosa, anche da export, racconta qualcosa del tempo in cui siamo immersi come esseri umani, un richiamo ancestrale che resta immutato nel tempo.

ILARIA – In comune con Lei hai le origini umili, la fatica dell’esercizio quotidiano, i grandi incontri…
DOMENICO- Verissimo. Anche lei proveniva da genitori semplici. Anche Lei ha vinto una borsa di studio che le ha concesso di diventare poi la Grande Fracci. La sua serietà applicata all’arte l’ha portata ad essere perfezionista, dura con se stessa e con gli altri, totalmente capace di abbandono nel momento dello spettacolo grazie ad un estro attoriale da grande interprete mondiale. Quella di Carla Fracci è una storia esemplare di come nessun traguardo sia precluso quando ci sono il talento, l’impegno e l’unità di intenti.

ILARIA – La capacità di ballare ha una componente innata, ma può essere acquisita anche tramite l’insegnamento.
DOMENICO – Raggiungere i massimi livelli nella danza è un sogno che unisce tutti, principianti e professionisti. Ad ogni modo vi sono altri modi per esprimere l’amore per la danza, diventando insegnante, per esempio!

ILARIA – Si pensa sempre che dietro un Professionista vi sia solo la felicità… ti va di raccontarci brevemente i tuoi inizi?
DOMENICO – Sono nato da una famiglia umile, a cui devo molto. Quando ero bambino ricordo che mio fratello maggiore un giorno portò in casa un inserto pubblicitario inerente una scuola di danza, chiese a mia madre di potersi iscrivere per studiare danza, mia madre lo seccò con un NO. Non ho mai capito come mai scelse, invece, me. Probabilmente essendo io timido pensò che la danza avrebbe potuto aprirmi al mondo… chissà. Avevo sette anni la prima volta che i miei piedi iniziarono a muoversi danzando, anche se lo studio della danza comincia fin da bambini, con corsi di propedeutica a partire dai 5 anni. La mia prima insegnante fu Antonella Di Lecce. In quegli anni le suore le concessero uno spazio per poter aprire la sua scuola nella città di Brindisi. Una di quelle suore, Suor Silvana, non è più tra noi. Ho studiato con impegno e tanta gioia fino ai miei 11 anni, 11 è un numero che ha rappresentato il mio dover crescere in fretta. Rimasi orfano di mio padre che ero ancora un bambino. Mia madre si ritrovò a doverci fare anche da papà. Le difficoltà in famiglia furono notevoli. Ricordo che fu costretta a dire alla Maestra Antonella che io non avrei potuto più continuare a frequentare poiché economicamente non vi erano le condizioni necessarie. La mia vita avrebbe potuto bloccarsi lì, ma in modo provvidenziale da lassù un Angelo guidò il mio destino. Antonella Di Lecce mi offrì una borsa di studio, ebbi l’occasione di studiare in Tersicore fino ai miei 16 anni. A 16 anni fui scelto da Marika Besobrasova per studiare con lei all’estero. Dovetti dire a Marika che non potevo per motivi economici, ma ancora una volta il mio Angelo mi spalancò le porte per farmi proseguire nella danza. Marika mi offrì una borsa di studio che mi permise di ballare a lungo.

Domenico Levrè ed Antonella Di Lecce

ILARIA – Mi sembra di percepire che tu sia nato tre volte… O sbaglio?
DOMENICO – Hai detto bene. La prima volta grazie a mia madre, poi grazie ad Antonella Di Lecce ed infine grazie a Marika Besobrasova
, le mie tre mamme. A loro devo tutto.

ILARIA – Inizierei da tua mamma…
DOMENICO – La mia mamma è un cofanetto, perché lei custodisce tutti i miei preziosi segreti. Graycie Harmon ha detto: “Mia madre è come una canzone senza fine nel mio cuore di conforto, felicità ed essere. A volte posso dimenticare le parole ma ricordo sempre la melodia”… sono d’accordo. Lei è sempre stata con me, ogni momento della mia vita lo abbiamo condiviso e vissuto con forza, coraggio e determinazione.

Domenico Levrè e sua figlia

ILARIA – Ti manca l’Italia?
DOMENICO – Tantissimo. Quando posso volo da voi. In Puglia ho la mia mamma ed i miei parenti a cui sono molto legato.

Balletto “La strada della seta”. In foto Sylvie Demandols con il marito Domenico Levre’

ILARIA – La Puglia ti ha elargito dei riconoscimenti?
DOMENICO – Il premio “Ulivo d’oro” nel 2000. Nessuno è profeta in patria. I detti antichi non sbagliano.

Antonella Di Lecce e Domenico Levrè

ILARIA – Un tuo pensiero su Antonella Di Lecce.
DOMENICO – Mi sono sempre reso conto che alla mia Maestra devo davvero tantissimo. La ringrazio per l’amore e la professionalità che mi ha regalato nel corso dei miei anni di studio con lei, la ringrazio per avermi accolto come un figlio nella sua famiglia, la ringrazio per avermi cresciuto con valori fondamentali quali il rispetto, la comprensione per le situazioni altrui e l’umiltà. Nella vita si vince solo se si ha la sana logica della semplicità. Il mio amore per l’insegnamento credo nasca da lì, dall’idea che la danza possa essere un posto felice in cui ogni diversità è rispettata, e questo, ai tempi in cui ancora non si sentiva parlare di “inclusione”, lei ce lo aveva ben chiaro. Se potessi fare un augurio ai bambini che oggi si affacciano al mondo della danza sarebbe proprio questo: “Vi auguro di incontrare sulla strada insegnanti da ricordare con amore fra trent’anni”. Antonella era ed è un pilastro della mia formazione artistica. A Brindisi è stata la prima che ha permesso a tanti, come me, di scoprire il mondo della danza.

Domenico Levré

ILARIA – Un pensiero su Marika Besobrasova…
DOMENICO – La ringrazio di tutto, per tutto ciò che ha sempre fatto per me, per tutti i suoi consigli preziosi, per tutto l’aiuto ricevuto e per avermi trasmetto questa grande passione per la Danza. La sua morte ha lasciato un vuoto profondo. Marika è stata una pedagoga della danza, sono onorato di essere stato un suo allievo. Al centro del lavoro di training dei danzatori Besobrasova mette la ricerca della massima consapevolezza nell’utilizzo del corpo, nelle ragioni dei movimenti e delle posizioni. Per fare questo, nel corso della sua vita ha raccolto metodicamente suggestioni e testimonianze delle maggiori étoiles della danza mondiale: da Rudol’f Nureev, a Erik Bruhn (da cui ha appreso la tecnica di August Bournonville), a Egorova Cecchetti, a Yvette Chauviré e Jean Babilée. Questa ricerca continua, messa a disposizione degli allievi, è integrata nella sua scuola “Casa mia”, con un corso di studi che include basi teoriche come la storia della danza e la storia dell’arte. Il metodo di lavoro di Marika Besobrasova, eclettico, ma rigoroso, ha dimostrato la sua efficacia attraverso il gran numero di discepoli che hanno fatto carriera nei vari campi della danza internazionale. Marika Besobrasova è morta il 25 aprile 2010 in un ospedale di Montecarlo, all’età di 91 anni. Sono già trascorsi dodici anni.

ILARIA – Montecarlo bussò alla tua porta… ti va di raccontarci come mai?
DOMENICO – La sorella del principe Ranieri, la principessa Antoniette sposata con un celebre ballerino Johnny Gilpin, creò una borsa di studio in onore di suo marito. Io fui il primo ad ottenerla.

In foto Ilia Chkolnik e Domenico Levrè

ILARIA – Per problemi fisici hai smesso di ballare e ti sei dedicato all’insegnamento. Raccontaci…
DOMENICO – Non basta voler trasmettere le proprie conoscenze per diventare insegnanti. O meglio nessuno può rendere l’insegnamento un’attività professionale senza un’adeguata preparazione. Questo vale anche per chi aspira ad insegnare danza. Ci sono tre modi per prepararsi a diventare un insegnante di danza: fare degli studi coreutici; riposizionarsi dal punto di vista professionale, dopo una carriera come ballerino professionista; seguire un corso di formazione professionale.

In foro (a sinistra) Domenico Levrè

ILARIA – Sbaglio o in compagnia con voi vi è un volto celebre, un ragazzo pugliese che si è fatto amare lo scorso anno in TV nel talent “Amici”?
DOMENICO – Ebbene sì. Il nostro correggionale è qui in compagnia con noi.

In foto a destra Domenico Levrè

ILARIA – Oggi va di moda essere giudici nei talent, a te piacerebbe?
DOMENICO – Se Maria De Filippi mi contattasse accetterei, perché il suo programma comporta artisti di alta qualità e professionalismo.

ILARIA – Progetti futuri?
DOMENICO – Continuare a scoprire talenti ed a offrire loro opportunità prestigiose.

Domenico Levrè. Credit Jennifer Santschy

2022 © RIPRODUZIONE RISERVATA

Questa intervista è stata rilasciata telefonicamente dall’Artista Domenico Levré alla giornalista pubblicista Ilaria Solazzo. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633).

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